Spesso accade, negli ultimi anni, di scorgere donne che allattano il
proprio bambino sedute nei centri commerciali o all’interno dei pub, mentre una
gran tavolata di amici, consuma una pizza tra chiacchiere e confusione. Questo
nuovo modo di vivere il pasto del proprio bimbo evidenzia atteggiamenti e
tendenze che riflettono la società attuale; molto spesso le mamme sono convinte
che questa modalità “sportiva” di nutrire il figlio, renderà nel tempo, il
piccolo, adattabile ad ogni situazione e non la costringerà ad effettuare
rinunce o sacrifici in termini di spazi ed uscite. Se da un lato educare i
bambini fin da piccoli a vivere situazioni diverse e a conoscere persone
diverse, rende gli stessi più elastici e “scafati”, dall’altro, non possiamo
assimilare il momento del pasto a tutte le altre esperienze della quotidianità.
L’allattamento non è “semplicemente” il momento in cui, attraverso il seno
materno, il bambino si nutre; l’allattamento è il momento in cui il bambino si
nutre del primo concetto di relazione. L’interazione con la madre
rappresenta IL MOMENTO RELAZIONALE PER ECCELLENZA, quel tipo di “schema” di rapporto, che fungerà da guida
per le interazioni future, per le relazioni che il bambino intraprenderà
durante l’ arco della vita. Questo non significa che i bimbi non allattati al
seno non avranno questa possibilità, anzi! La stessa cosa vale per
l’allattamento con latte artificiale. Le prime esperienze che i bambini fanno,
hanno a che fare con i sensi; toccare la pelle della propria mamma, sentirne il
tepore, l’odore e la morbidezza, percepirne il profilo del volto e riconoscerne
il suono della voce, fornisce
informazioni circa il mondo circostante ed è fonte di solidità e sicurezza
percepita.
Il momento dell’allattamento ha a che fare con l’intimità, la
relazione, la calma. L’azione di una mamma che allatta il proprio bambino vede
due individui protagonisti in “un armonico componimento”, qualcosa che ha che
fare con l’arte, la biologia, la magia e l’amore. Il corpo della mamma e quello
del suo bambino sono in sintonia, una sintonia perfetta che, come tale, va
tutelata e rispettata ma ancor prima, riconosciuta. La presenza dei nonni,
del papà o di fratelli, è certamente un
valore aggiunto; molto diverso è invece, sia in termini igienici che di qualità
della relazione, “somministrare” (uso volontariamente un verbo un po’ forte) il
pasto, all’interno di una situazione pubblica e caotica. Esistono, senza ombra
di dubbio, situazioni di emergenze, in cui può capitare che non si possa dare
la giusta rilevanza al momento del pasto ……ma stiamo parlando appunto di una emergenza! Prima di tutto, deve esistere
la consapevolezza di quanto l’esperienza del pasto (perché è di un’esperienza
che stiamo parlando) vada protetta!
Ricordiamo che in passato, quando la donna lavorava nei campi,
accadeva di frequente che i bambini venissero lasciati all’ombra, custoditi
dalle fronde degli alberi e allattati proprio in aperta campagna, magari in
presenza di altre donne; l’attenzione, l’aiuto e la tranquillità però che un
tempo venivano riconosciuti alle madri che avevano partorito, induceva le
stesse a tornare ben presto al lavoro offrendo però, allo stesso tempo, quella “rete” di supporto e protezione che ad
oggi esiste solo in termini istituzionali (asili, scuole materne..).
L’approccio alla gestazione, al parto e all’allattamento era sì, altamente
naturale, ma anche, oserei dire, “profondamente
reverenziale”. Ad oggi c’è confusione di ruoli, di messaggi, di tempi e
spazi. I bambini fin da piccoli “devono” essere adattabili ed “aperti” alle
situazioni più svariate; non dimentichiamoci però che, per poter strutturare
questa flessibilità, è necessario che prima siano stati consolidati dei modelli
di attaccamento di tipo sicuro. Il bambino piccolo ha bisogno di tranquillità,
di ritmi scanditi, di routine quotidiane, tutto questo per poter rafforzare la
conoscenza di un mondo che, prima di tutto, il bambino ha bisogno di percepire
come solido e coerente. In un secondo momento, la sicurezza acquisita ed
interiorizzata, gli permetterà di avere quelle basi solide che gli
permetteranno l’ esplorazione.
Durante l’allattamento il bambino, ma anche la mamma, hanno bisogno di
“stare nella relazione” di cogliere i segnali reciproci in cui la madre
accudisce il proprio bambino ed il bambino può fare esperienza della realtà e
del mondo, quel mondo che, nei primi momenti di vita è la madre stessa. Vorrei
sottolineare che il bambino e la madre hanno vissuto in una fusione simbiotica
per ben 9 mesi. Quando il bambino viene alla luce, la realtà corporea
madre-bambino viene inizialmente ancora percepita come unica. La pancia della mamma è una sfera e non a
caso la forma sferica è considerata
spesso come la forma perfetta. L’armonia madre bambino rappresenta quella sfera
che la natura ha creato, quell’armonia che è importante rispettare e mantenere
anche dopo la nascita. Tenere tra le braccia il proprio bambino mentre lo si
nutre,dargli la possibilità di ascoltare dolci parole, o semplicemente il
respiro e il battito del cuore, ha un valore inestimabile. Durante i primi mesi
di vita è fondamentale che ciò venga consolidato. Un buon maternage è la base
per l’esplorazione, la flessibilità e l’indipendenza. Ad ogni esperienza è
opportuno dedicare il giusto tempo e la giusta attenzione. Rispettare momenti
così significativi come quello del pasto, in cui il nutrimento fondamentale è
senza dubbio la relazione, significa seminare grandi presupposti per la vita
del proprio figlio e per una strutturazione solida della sua identità.
Eleonora Lucchini, psicologa e psicoterapeuta
http://psicologiparma.it/
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